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Firmata da Bertone, l’Alfetta GTV voleva essere una coupé comoda per quattro persone che, con dimensioni complessive maggiori della Giulia GT, offrisse prestazioni sportive e un bagagliaio da… “famiglia”.
La realizzazione stilistica di questa vettura fu affidata all’Ufficio Stile Interno Alfa Romeo e alla neonata Italdesign di Giorgetto Giugiaro. Il designer aveva in testa il progetto Alfasud (a cui stava lavorando in quel periodo) e, alla fine, si è visto anche nella GTV.
La presenza del portellone posteriore per facilitare l’accesso al bagagliaio, la forte inclinazione di parabrezza e del lunotto e altre soluzioni stilistiche vengono considerate vincenti e così, nel 1971, seppur con parecchie smorzature, il progetto viene definitivamente approvato consegnando agli Agnelli una coupé dall’aspetto moderno e aerodinamico.
Interni sportivi. Anche gli interni, opera del Centro Stile, sono molto sportivi e contraddistinti da qualche finezza come, per esempio, la plancia con la strumentazione divisa in due parti, il solo contagiri dinanzi al guidatore ed il tachimetro e resto degli strumenti collocati al centro con l’unica mancanza, anche in questo modello, dell’orologio; i vetri posteriori, altra chiccheria, sono in parte abbassabili tramite una manovella.
Sulla base dell’Alfetta.
La meccanica è la stessa della berlina de sotto il cofano, inizialmente, fu inserito il 1800 cc da 122 CV. Il nuovo coupé del Biscione piacque molto al pubblico che apprezzò la sua linea grintosa unita all’abitabilità, nonché le elevate prestazioni e il comportamento stradale sicuro e sincero. Nella primavera del 1975, in ottemperanza alle nuove normative europee antinquinamento, viene diminuita la potenza del motore a 118 CV e reso più rigido l’assetto.
Arriva poi il motore 2.0 litri.
Il pensionamento della 2000 GTV su meccanica Giulia fa propendere i vertici di Arese a montare finalmente il motore due litri (122 CV e 195 km/h) e, per maggiore differenziazione, a sostituire, la versione 1.8 litri con la 1.6 litri (109 CV per 180 km/h).
La 2000 ha gli stessi 122 CV della prima Alfetta GT ma la maggior cubatura assicura una migliore ripresa unita a minori consumi, conferendo all’Alfetta GTV, così rinominata, un ruolo di vera e propria protagonista del mercato delle coupé.
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Interni e allestimenti.
Subiscono degli aggiornamenti in linea con le tendenze stilistiche del periodo, mentre all’esterno sono solo dei piccoli dettagli che fanno la differenza, come i tipici baffetti cromati sulla calandra anteriore. Nel 1978 viene montato il motore della berlina 2000 L con potenza di 130 CV.
1980: diventa solo GTV
Il 1980 è l’anno del restyling che da’ origine a una nuova serie che perde il nome Alfetta per assumere semplicemente la sigla GTV.
Oltre alle modifiche estetiche piuttosto evidenti all’esterno, come l’introduzione di parecchi componenti in materiale plastico e la sostituzione delle cromature con la finitura nero opaco, all’interno c’è ora una strumentazione unica e finalmente integrata con l’orologio.
L’intervento più importante, tuttavia, è sotto il cofano dove viene inserito il motore V6 di 2.5 litri da 158 CV in grado di superare di poco i 205 km/h. Il V6, di derivazione Alfa 6, rappresenterà fino al termine della carriera la punta di diamante di quest’auto sportiva che univa prestazioni al top della sua classe con eccellenti qualità dinamiche, nel pieno dello ‘spirito Alfa’. Nonostante l’insopportabile onere dell’IVA al 35/38% per le vetture con motori oltre i 2.0 litri di cilindrata la GTV ebbe un successo quasi inaspettato.
La GTV andrà in pensione alla fine del 1986, dopo 12 anni e 137.553 unità vendute.
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Marco - 01 Jul 2021
Grande auto.... Lá gtv6 era nei miei sogni.... Avessi più spazio....