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I lettori un po' più datati si ricorderanno sicuramente la famosa barzelletta che accompagnava il lancio della prima Fiat Ritmo: “Appuntato, che macchina hai comprato? Ritmo. App-unta-to che macchi-na hai compra-to? Ritmo. App-unta-to che macchi-na hai compra-to? La Ritmo.
App-unta-to che macchi-na hai compra-to? La Ritmo”. Insomma, una gran stronzata! Forse come la Ritmo. O forse no…
Il 1978 fu uno di quegli anni che segnò la storia dell’Italia e non solo. L’uccisione di Aldo Moro e di Peppino Impastato, il primo processo alle Brigate Rosse, le leggi speciali, la legge sull’aborto e l’elezione di Sandro Pertini sono solo alcuni degli eventi che lo caratterizzarono, insieme col pontificato di soli 33 giorni di Giovanni Paolo I, al disastro aereo di Punta Raisi e all’inizio della democrazia spagnola, senza dimenticare la nascita della prima bambina ‘in provetta’, l’invio della prima mail di spam e l’uscita dell’album di esordio dei Van Halen.
Sempre nel 1978 lo sport festeggia il primo mondiale dell’Argentina mentre la CBS manda in onda il primo episodio di Dallas. Che ci ha sfracassato le palle per più di 30 anni!
È in questo contesto storico che nasce la Fiat Ritmo: fortuna o sfiga? A posteri (cioè a tutti voi) l’ardua sentenza. La Fiat Ritmo era modello che doveva sostituire degnamente la 128, la prima vera Fiat moderna sinonimo, all’epoca, di trazione anteriore a cui tutti i Costruttori europei si sono successivamente ispirati.
Come contrastare il ‘fenomeno’ Golf
C’è da battere la concorrenza della Volkswagen Golf, che nonostante sia da poco in circolazione si sta già imponendo come leader del segmento. A Torino decidono di puntare su un design ben riconoscibile (debuttano i paraurti di plastica) unito a una grande abitabilità. Gli obiettivi sono centrati, anche se il premio ‘Auto dell’anno’ sfugge di un soffio e la prima Ritmo presenta numerose pecche qualitative, tra cui tendenza alla ruggine e assemblaggi grossolani.
Nonostante tutto le vendite sono buone, soprattutto nei confini nazionali, tanto che si decide di provare l’avventura negli Stati Uniti, non prima di aver cambiato il nome in Strada. I risultati deludenti ne decreteranno la fine dopo soli tre anni, tanto che Oltreoceano non arrivò mai la seconda serie del 1982 che era assai migliorata, soprattutto sotto il profilo strutturale. La nuova Ritmo era più leggera di 70 kg, più rigida e non si perforava più a causa della ruggine. Un’auto matura e ben riuscita che aveva anche una gamma di motorizzazioni finalmente all’altezza. Alle versioni base a benzina, 60, 70 e 85 (corrispondenti ai CV erogati dal motore) che erano spinte rispettivamente da un 1.1, un 1.3 e un 1.5 litri, si affiancava la sportiva 105 (1.6 litri di cilindrata) e la cattivissima Abarth 130 TC che scattava da 0 a 100 km/h in 8 secondi e sfiorava i 200 orari. Una vera belva per l’epoca, che dominò per diversi anni i principali campionati sportivi europei del Gruppo N. Senza dimenticare le versioni diesel, l’1.7 aspirato da 60 CV e l’1.9 turbo da 80 CV.
C’erano poi la cabriolet e anche una versione avveniristica come la Energy Saving che aveva una serie di modifiche estetiche e meccaniche volte a massimizzare l’efficienza riducendo i consumi a scapito di un po’ di brillantezza. Dalla Ritmo derivarono anche la Seat Ronda (dalla cui costola nacque poi la prima Ibiza) e la Regata, che era talmente simile da essere omologata come versione derivata e non come modello a sé. La carriera della Ritmo terminò nel 1988 dopo oltre due milioni di esemplari venduti, lasciando spazio alla Tipo.
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Gli interni
Ai tempi fu calcolato che, mediamente, l’automobilista trascorreva in auto circa tre ore al giorno, quindi significava che la vettura assumeva la funzione di seconda abitazione. I progettisti intesero dare all’abitacolo della Ritmo tutte quelle caratteristiche adatte a soddisfare le esigenze di chi cercava in un ambiente di lavoro ottime qualità a livello di illuminazione, regime acustico, colore e climatizzazione.
Fu possibile un’approfondita indagine sulle fonti di rumorosità grazie al “Fourier Analyser System”: operando sulla scocca della vettura il sistema era in grado di rilevare e di analizzare la propagazione del rumore e delle vibrazioni e di indicare le necessarie modifiche per l’ottimizzazione della rigidezza della scocca. Fu poi la volta della definizione dei punti di ancoraggio delle sospensioni e quindi del gruppo motopropulsore. Un altro contributo importante derivò dall’uso dei materiali fonoassorbenti. L’intervento della ricerca di laboratorio fornì risultati assai interessanti: una lunga serie di prove rese possibile ottimizzare la composizione dei fogli smorzanti da applicare sul fondo e sulle fiancate dell’abitacolo e dei pannelli fonoisolanti. In questo modo la Ritmo si collocava su una posizione di assoluto rilievo in tema di silenziosità di marcia. In particolare, il risultato ottenuto nel campo delle basse frequenze fece sì che sulle percorrenze medio-lunghe il senso di affaticamento fosse decisamente contenuto.
Affidabilità
Ancora oggi l’affidabilità di un’auto si valuta in base alla continuità di funzionamento che essa è in grado di garantire nel tempo; è importantissimo disporre di una vettura affidabile, che non si guasti. Tutti concetti universali validi ora come 40 anni fa. Tra gli elementi base del progetto di massima della Ritmo fu presa in considerazione anche l’affidabilità, che doveva garantire l’utente dall’assenza di inconvenienti gravi per almeno 100 mila km. Fu anche per questo motivo che si scelse come punto di partenza la meccanica della 128, ritenuta giustamente fra le più durature e affidabili grazie ai continui interventi di affinamento che il modello subì nel corso degli anni. Così ci si concentrò sui principali organi di usura: frizione, cambio, freni, pneumatici. Anche l’impianto elettrico poté godere di migliorie qualitative grazie all’adozione del sistema a centralina con cavi modulari.
Per verificare che le promesse fossero poi mantenute in produzione, alcuni prototipi furono sottoposti a una lunga serie di verifiche; furono percorsi oltre un milione e mezzo di chilometri con a bordo esperti collaudatori incaricati esclusivamente di scovare anche la più piccola delle imperfezioni. Sul grande anello dell’alta velocità del circuito di Nardò e sulla pista principale della Mandria, le Ritmo girarono per settimane, in prove di affaticamento severe e mirate, svolte proprio per verificare la validità del progetto. Un test globale realizzato in tutte le condizioni di impiego: ad alta velocità, in curva, in frenata, sul pavé, sullo sterrato, su fondi asciutti e bagnati, nei guadi di acqua salata. I risultati furono sorprendenti: con l’uso di tecniche e di materiali di elevata qualità (per esempio lo Zincometral per combattere l’assalto della ruggine nei punti più esposti) la Ritmo, alla resa dei conti, offriva un elevato grado di affidabilità, che i tecnici valutarono in 0,5 guasti critici per 100mila km). In questo quadro è da sottolineare anche il passaggio della cadenza chilometrica per l’assistenza periodica da 15 mila a 20 mila km. Nell’arco di vita media di una vettura, dunque, per la Ritmo erano necessari meno interventi di controllo, con una consistente riduzione delle spese di gestione a parità di efficienza del veicolo.
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Silvio - 24 Dec 2021
Ricordo bene la Ritmo, era un auto onesta, magari con qualche pecca nell'assemblaggio della carrozzeria, ma i motori erano collaudati e robusti ed erano quelli della Fiat 128 con qualche miglioria, ai tempi ne riparai moltissime in officina. L'ultima serie prodotta fu anche quella meglio costruita e più gradevole nell'aspetto.