Classic Il motore perfetto per la Panda? Il Fiat 750!
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Se dico Fire cosa vi viene in mente? Sicuramente il motore Fiat 750, evoluzione naturale del mitico 1.000 che fu prodotto con lo scopo di realizzare un’unità compatta ad alto rendimento e capace di consumare poco.

Già il Fire 1000 fu, al momento della presentazione, un motore a quei tempi all’avanguardia tanto da necessitare la costruzione di uno stabilimento totalmente nuovo a Termoli, in Molise.

Il Fire 750, quindi, nacque per offrire una nuova motorizzazione di base lasciando al 1.000 il compito di occupare il top della gamma e ben presto diventò offerto il motore di base della bellissima Panda.

Fire 750: per rinfrescarci la memoria.

Il 4 cilindri in linea costruito da Fiat è un’unità raffreddata a liquido pensata per sostituire il vecchio bicilindrico 650 raffreddato ad aria. Il comunicato tecnico che Fiat rese pubblico alla stampa così recitava: “…È evidente che un quattro cilindri è preferibile ad un tre cilindri, dal punto di vista della riduzione delle vibrazioni, del miglioramento dell’elasticità ed in definitiva del comfort complessivo della vettura. Ma è solo grazie al concetto produttivo Fire che è stato possibile offrire un motore a quattro cilindri di alta qualità che al tempo stesso risulta anche competitivo sul piano economico con un tre cilindri senz’altro meno gradevole per l’utente. Dal punto di vista delle prestazioni e dei consumi non c’è dubbio che il nuovo 750 è il motore più avanzato della sua classe”.

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Come sappiamo, le cose sono notevolmente cambiate e oggi i tre cilindri si sono affermati. Malgrado ciò che la tecnologia ha messo a disposizione, però, vale la pena notare come ancora oggi, i 4 cilindri a cubatura ridotta che sono sopravvissuti, almeno sulle city car, dimostrano come Fiat avesse ragione già allora. Il tre cilindri, sebbene sia ormai una scelta quasi obbligata, rimane comunque un motore con maggiori vibrazioni.

Tornando invece al Fire 750, le indicazioni date allora ai progettisti si possono sintetizzare nelle seguenti voci: ottime prestazioni, bassi consumi, peso ridotto e grande solidità, numero limitato di componenti e compatibilità di produzione con il motore Fire 1000. Come spiegarono a quei tempi gli ingegneri Fiat, le prime due voci richiesero un progetto tutto nuovo e si dovette rinunciare all’utilizzo di molti dei componenti del Fire 1000. Tutto ciò portò alla variazione di dimensioni geometriche fondamentali come l’alesaggio e la corsa. Si trattò di una scelta tecnica importante, che fu operata per ottimizzare le dimensioni della camera di combustione per ottenere un motore capace di lavorare nell’intorno dell’incrocio delle curve di rendimento e di consumo. Detto in altre parole, la scelta delle nuove misure fu necessaria per massimizzare il rendimento e minimizzare i consumi. L’alesaggio fu quindi scelto pari a 65 mm, mentre la corsa risultò di 58 mm per una cilindrata totale di 769,8 cc (a fronte di un alesaggio di 70 mm e di una corsa di 64,9 del Fire 1.000). Se si analizzano le misure nel dettaglio, si scopre che grazie a queste nuove geometrie, i due motori Fire, 1000 e 750, vantavano un rapporto corsa/alesaggio ottimale nell’intorno dello 0,9. In particolare, il più grande Fire 1000 lavorava con un rapporto di 0,927, mentre il 750 sfruttava un più basso 0,892. Calò invece il rapporto geometrico di compressione sul 750, scendendo dai 9,8:1 del 1000 ai suoi 9,4:1. La potenza del 750 si attestò quindi sui 34 CV a 5.250 giri/min con una coppia di 56,9 Nm a 3.000 giri/min.

Altro che motori elettrici, ibridi e stronzate del genere!

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