Auto Artigianali 1968 Marcos Mantis XP. Esperimento del futuro racing.
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Marcos è uno di quei costruttori artigianali che si divertivano a produrre auto sportive oltre la Manica negli anni '60. La creazione del marchio risale al 1959 ed è dovuta a Jeremy "Jem" Marsh, un rivenditore di ricambi auto, e Frank Costin, un ingegnere aerodinamico il quale si fece un nome progettando l’auto campione del mondo di F1 Vanwall nel 1958.

In precedenza, Costin lavorò nel settore aeronautico ed è stata questa sua esperienza che ha ispirato il design delle prime Marcos, con il loro telaio monoscocca in compensato. Vendute inizialmente sotto forma di kit, che le esentavano da determinate tassazioni allora in essere nel Regno Unito per le auto sportive. Il loro successo commerciale si basò anche sui risultati ottenuti nelle competizioni per mano di giovani piloti come Jackie Stewart, Derek Bell o Jackie Oliver.

Costin purtroppo lasciò l'azienda nel 1961 a seguito di una disputa tecnica con il socio Marsh ed i fratelli Adams, Denis e Peter, lo sostituirono così al tavolo di progettazione. L'azienda si trasferì a Bradford-on-Avon, nel sud dell'Inghilterra, dove si è affermò nel 1963.
Basata sulla meccanica della Mini Cooper, la Mini Marcos, apparsa nel 1965, ebbe un grande successo, anche nelle competizioni. Questa scatoletta su ruote prese parte anche alla 24 Ore di Le Mans nel 1966-67 e ne determinò un grande successo commerciale.

Le Mans appunto. Questo fu l'obiettivo ossessionante di Jem Marsh per il 1968.
Ora che i mostri da 7 litri (Ford GT4) sono stati banditi dal CSI, l'appetito di molti produttori europei si stava acuendo. La vittoria assoluta e di classe diventava possibile per loro, almeno in teoria. Ma era comunque necessario avere un motore da 3 litri con una potenza accettabile.

Marsh e i fratelli Adams pensanorono prima al V12 BRM, ma l'azienda di Bourne pretendeva un prezzo proibitivo per la fornitura, fuori dalla portata per il piccolo marchio artigianale.

Contattarono quindi Jack Brabham che vendette loro un V8 Repco che non utilizzava più su nessuna vettura. Continuando il loro mercato di acquisto parti, comprarono da John Cooper elementi di sospensione della F1 dell'anno precedente e assemblarono tutto questo attorno a un telaio monoscocca in compensato, caratteristico dell'azienda, allungato anteriormente e posteriormente da strutture tubolari.

L'auto così accrocchiata si chiamerà Marcos Mantis XP (per Sperimentale), dal nome della coupé dalle linee piuttosto strane che il marchio svelò nel 1968.
Si trattava quindi di una kit-car che non ha nel suo principio progettuale nulla di eccezionale, soprattutto in Inghilterra . Ma l'auto sarà invece fuori dall'ordinario per il suo stile unico. Consapevoli della relativa modestia della loro cavalleria nell'inghiottire l’ Hunaudière, Marsh e i fratelli Adams scommettevano tutto sull'aerodinamica.
L'obiettivo numero uno è ridurre l'area frontale. La Mantis XP comparve (con motore BRM) nella lista degli ospiti della 24 Ore di Le Mans pubblicata dall'ACO nel Marzo 68. Ma, non pronta, salta le prove preliminari di Aprile. Dopo alcune prove a Castle Combe e Silverstone, fece la sua prima apparizione ufficiale a fine maggio, alla 1000 km di Spa.

Nel paddock belga spettatori e giornalisti scoprono un'auto assolutamente straordinaria, che sembrava uscita da un cartone animato. Senza dubbio alcuni di loro ebbero l'impressione di vedere un'anticipazione delle auto del futuro, dell'anno 2000, perché la Marcos Mantis XP era diversa da tutto ciò che conoscevano.

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I prototipi di fine anni Sessanta proponevano curve sensuali che volevano farsi accarezzare. Mentre la Mantis era tutta incentrata su angoli acuti e linee spezzate.
La linea di cintura era molto bassa, con un pilota sdraiato a terra e ben visibile attraverso le vaste superfici di plexiglass, la Mantis mostra una linea decisamente futuristica e piuttosto sbilanciata: un lungo sbalzo all'anteriore, ma quasi nulla dietro le ruote motrici. Non si può dire che lusinghi l'occhio! Almeno per le abitudini di quel decennio.

L'auto sarà guidata da Ed Nelson, un pilota dilettante del team delle GT40 e da Robin Widdows, un buon pilota di F2 che fu visto solo due mesi dopo a Brands Hatch per una sola apparizione in un Gran Premio. Ma quest'ultimo si ritira all'ultimo momento ed è quindi lo stesso Jem Marsh a prenderne il posto. Il problema è che Jem misura 195 cm e quindi avrà difficoltà a inserirsi nella cabina. Durante i test, la Mantis mostrò prestazioni tutt'altro che sorprendenti al contrario della sua linea: penultimo tempo, a più di un minuto e mezzo dalla pole siglata dalla superba Ford P68 di Alan Mann!

Il giorno della gara, il meteo sembra voler interpretare a modo suo la nozione di “Terme, città d'acqua” e riversa litri di pioggia sul circuito. Questa umidità difficilmente infastidirà Jacky Ickx, che partì per una performance leggendaria, ma metterà fine alle speranze di molti concorrenti. In particolare la Ford P68, che scomparve dopo pochi km. Ma anche per la nostra Marcos, la cui cabina si riempie d'acqua, per mancanza di guarnizioni sulle aperture. Fu quindi necessario fermarsi prematuramente al pit stop dove vengono praticati alcuni fori nel pavimento in modo che l'acqua potesse defluire.

L'auto riparte, gira, poi l'alternatore, bagnato, provoca un cortocircuito. Per preservare il motore, Marsh decide di arrendersi. Senza molto rimpianto, come dirà in seguito. Quando sei bloccato in cabina con la testa inclinata di lato, accecato dalla pioggia, il sedere in una pozzanghera, fermarsi può essere solo un sollievo. La Mantis XP avrà coperto solo 13 dei 17 giri, secondo le fonti.

Dopo questa difficile esperienza, la Marcos Mantis XP torna in Inghilterra. Senza una prospettiva immediata di ritentare a correre dopo questo fallimento alla Sarthe poiché la 24 Ore di Le Mans fu posticipata a Settembre. La unità motore Repco vienne sostituita da un Rover V8 e l'auto viene convertita all'uso stradale. Ovviamente la macchina fece scalpore nel traffico quotidiano della cittadina di Bradford-on-Avon. Ma richiamò anche l'attenzione dell'Agenzia delle Entrate di sua maestà che intendeva applicarvi la "tassa sugli acquisti" (antenato locale dell'IVA). Tuttavia, questo balzello si basava sul "grado di lusso" dell'oggetto, il quale grado è definito ad esclusiva discrezione del fisco. E per un burocrate fiscale non è uno scherzo: un'auto sportiva unica è uguale a un'auto iper-lusso. A Marsh viene quindi richiesta una somma considerevole. L'unica soluzione per evitare la tassa fu quella di esportare l'auto.

Marsh avendo contatti negli Stati Uniti, mandò lì la Mantis, che iniziò un tour dei saloni automobilistici americani. Nel 1970 un certo Tom Morris rimase incantato durante una visita al Los Angeles Auto Show. L'uomo era a suo agio finanziariamente, ma senza dubbio ritenne che i suoi veicoli abituali (Maserati e De Tomaso Mangusta) fossero ancora troppo ordinari. Dopo aver ottenuto assicurazioni dalle autorità che l'auto era omologata per l'uso stradale, l'acquistò. Possiamo facilmente immaginare i volti dei suoi figli quando tornò a casa! E il loro orgoglio davanti ai loro amici. Perché i Morris non esitarono ad usare il "mostro" per accompagnarli a scuola o per fare la spesa! La moglie di Tom, Roberta, la chiamò "macchina felice" perché tutti sorridevano quando la vedevano passare.

L'auto rimase della famiglia Morris, i quattro figli di Tom la recuperano nel 1986. Ma era deteriorata, così uno di loro, Ned, si decise di impegnarsi a restaurarla nei primi anni 2000 finendola in tempo per la partecipazione dell'auto alla celebrazione del cinquantesimo anniversario della Marcos nel 2009 a Prescott, sede della salita più famosa della Gran Bretagna. Questo ritorno “a casa” fu in parte finanziato da sponsor e donazioni.
La Mantis Xp partecipò anche l'anno successivo al prestigioso Goodwood Festival of Speed.

Questi due eventi dieci anni fa hanno permesso di presentare la Marcos Mantis XP alle giovani generazioni, tra le quali gode di grande amore e curiosità, concretizandosi in particolare in una pagina Facebook dedicata alla stessa unica auto.
La Mantis Xp è ancora coccolata da suo proprietario Ned Morris negli Stati Uniti.
Una storia sorprendente per una vettura progettata per la 24 Ore di Le Mans ma che in gara in realtà percorse solo poche decine di km!

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