Attualità Mercato auto: a ottobre -35,7%. Come godo…
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Premessa: mi dispiace per tutta i lavoratori della filiera automotive che, andando avanti così, qualche “piccolo” problemino l’avranno, ma non mi dispiace affatto per le case automobilistiche che, forse, incominceranno a mangiarsi le palle.

Se non si vendono auto “normali” (leggi: endotermiche), come cavolo si può pensare di vendere, entro la data X, solo auto elettriche? Con quello che costano e con tutti i problemi che si portano dietro, poi…

Leggerete nei “media di regime” che si fa fatica a vendere automobili a causa della cronica crisi dei microchip, che allunga i tempi di consegna e rallenta le vendite. Eh, no: non si vendono macchine, primo perché le persone non hanno più un becco di euro e, nel caso ce l’avessero, vista la situazione economica generale, se lo tengono ben stretto; secondo, perché mai dovrei comprare oggi una vettura benzina o diesel se fra qualche anno mi impediranno di usarla? Questi (leggi: case automobilistiche) vogliono la botte piena e la moglie ubriaca o, se preferite, vogliono fare i “diversamente etero” con il culo degli altri.

Veniamo quindi, sempre per dover di cronaca, ai numeri del mese di ottobre 2021 nel quale continua senza sosta la caduta del mercato dell’auto, condizionato negativamente dalla crisi dei componenti elettronici e dalla concessione "a singhiozzo" degli incentivi, e ancor più dalla mancanza di offerta pur in un momento di domanda piuttosto sostenuta.

Dopo il -32,7% di settembre, nel mese di ottobre le nuove immatricolazioni sono state 101.015, con un calo del 35,74% rispetto a ottobre 2020. Il dato complessivo dei primi dieci mesi dell’anno indica ancora un certo vantaggio (+12,7%) rispetto allo stesso periodo del 2020, che fu caratterizzato però dagli effetti della pandemia (quindi da non tener conto perché il confronto, semmai, va fatto con il 2019).

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L’ennesimo forte calo di ottobre è determinato, secondo i “fenomeni di regime” (o leccaculo, se preferite), dal sovrapporsi di due pesanti crisi congiunturali: da un lato la prosecuzione della carenza delle forniture legate alla cronica crisi dei microchip, che allunga i tempi di consegna di moltissimi veicoli e rallenta le vendite in tutti segmenti; dall’altro il ritardo della ripresa della campagna di incentivazione che ha interessato lo scorso mese solo per gli ultimi tre giorni. In particolare però ora risulta determinante la mancanza di vetture sul mercato, che disorienta chi si sente proporre da sei mesi a un anno di attesa per mettersi al volante di quasi tutti i modelli a listino e di qualunque marchio. Come dire: ci sono più clienti che auto. Ed è un paradosso assurdo, questo.

L’unico effetto positivo di questa situazione paradossale è che i concessionari in questi ultimi mesi hanno svuotato i parcheggi dove stazionavano migliaia di vetture invendute che pesavano sui loro bilanci. Molto più gravi le conseguenze negative, a partire dal mercato dell’usato, che in termini di volumi in Italia nel 2020 ha interessato 2,6 milioni di vetture di seconda mano acquistate a fronte dei 1,4 milioni di auto nuove. Per l’ovvia legge della domanda e dell’offerta, i prezzi delle vetture d’occasione sono già segnalati in crescita, per alcuni modelli anche del 20%.

Tornando alle cifre del mese, in controtendenza la solita Tesla (+39% a ottobre e +90% da gennaio a oggi), male Alfa Romeo (rispettivamente -52% e -31%), Skoda (-68%, ma con un +8% nei dieci mesi), Opel (-59,3% e +5,55), Ford (-56,3% - 2,7%) e Seat (-58,4% e +5,3%).

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