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Se quei fenomeni di Bruxelles pensavano fosse facile (e semplice) arrivare all’elettrificazione, beh… dovranno rivedere i loro piani. Anche perché, secondo ACEA (Associazione Costruttori Europei Automobili)… "L'elettrificazione così come è ora è un lusso per pochi: possibili conseguenze sociali". Bene, tutti in marcia verso Bruxelles…
Il primo a dare l’allarme è stato l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares (vuoi vedere che una cosa giusta è riuscito a farla?!?) che, qualche settimana fa, aveva definito la corsa verso la mobilità 100% elettrica… “una scelta solo politica, che spinge al rialzo i prezzi e rischia di tagliare fuori il ceto medio dall’acquisto di nuovi veicoli”. Adesso arriva anche la preoccupazione dell’Acea, l’associazione che rappresenta i costruttori europei. Occhio, però: il problema, per ACEA, non è la transizione stessa, ma i tempi che la Commissione Europea ha dettato per realizzarla, definiti “irrealistici e pericolosi per le conseguenze che potrebbero generare a livello sociale”. E ACEA ha ragione, perché quelli di Bruxelles, di auto e di mobilità, non ne capiscono assolutamente nulla. Per questi fenomeni esiste (e conta) solo il business e se davvero fossero interessati all’ambiente, non se la prenderebbero solo con le quattro ruote.
Sotto accusa in particolare è la prossima tappa del processo in atto, cioè la nuova normativa antinquinamento Euro 7, con i relativi e ulteriori tagli delle emissioni per i motori Diesel e Benzina, che da calendario dovrebbero essere introdotti dal 2025. Emissioni che, facendo media con quelle più virtuose dei veicoli elettrificati, dipendono inevitabilmente dalla diffusione parallela di questo tipo di alimentazione. In realtà non esiste ancora una data certa entro la quale i costruttori auto dovranno adeguare la tecnologia dei loro propulsori. Frenata da molte perplessità all’interno della stessa Commissione Ue, la decisione definitiva è infatti slittata da luglio 2021 al prossimo aprile, causando enormi ritardi nella pianificazione degli investimenti da parte delle case automobilistiche, che non dispongono a oggi di una precisa scadenza, n’è di procedure di omologazione sulle quali testare i futuri motori. Molti esperti ritengono comunque irreale il 2025 come anno di ingresso della norma Euro 7, e c’è chi chiede a gran voce uno slittamento fino al 2028 per poter rivedere al meglio le strategie di investimento.
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L’allarme arriva anche dalle fabbriche e dai sindacati. La misura Ue che prevede lo stop totale entro il 2035 alla vendita di nuove auto che producono emissioni di carbonio (dunque anche le ibride), e confermata dal nostro governo, “se non accompagnata da interventi potrebbe portare in Italia a una perdita di circa 73.000 posti di lavoro, di cui 63.000 nel periodo 2025-2030”.
Lo sostiene l’Osservatorio automotive di Federmeccanica, Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm. Più in generale l’accelerazione sulle auto a batteria senza ancora un reale mercato di riferimento, ha generato i primi effetti a Bari con la direzione dello stabilimento Bosch, focalizzato sui motori endotermici, che ha annunciato nei giorni scorsi 700 esuberi nei prossimi 5 anni, su un organico di 1700 addetti. Un annuncio che fa di Bari anche la prima crisi aziendale in Italia causata dal passaggio all’auto elettrica e dunque un primo caso di riconversione industriale da finanziare con i fondi del PNRR in tema di transizione ambientale.
Tutti i grandi gruppi stanno lavorando sugli e-Fuel e su carburanti alternativi di origine non fossile. E sono ormai pronte tecnologie per abbattere – attraverso l’uso di sistemi ibridi e sistemi di gestione avanzata dell’iniezione di benzina e di gasolio – le emissioni a valori che sono addirittura migliori di quelli, valutati sull’intero ciclo produttivo, energia compresa, dei modelli 100% elettrici. In quest’ottica si parla anche di un nuovo motore Diesel italiano omologato Euro 7 che Stellantis realizzerebbe nello stabilimento di Pratola Serra (Avellino). A svelarlo è stato proprio Carlos Tavares, in occasione di una visita presso l’impianto campano. Un progetto tecnico che potrebbe vedere la luce nel giro di 14-15 mesi e dovrebbe aprire in quest’area una serie di prospettive commerciali inaspettate in mezzo a programmi quasi interamente incentrati sulla propulsione elettrica.
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Giorgio - 16 Feb 2022
Questi sono in dissonanza totale. Fuori come le mine