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Dopo quel primo viaggio in Tunisia ne seguirono altri, parallelamente la Toyota fu modificata ed allestita con soluzioni dettate anche dall' esperienza che via via si accumulava.
Un adagio inascoltato recita: "quello che non c'è non si rompe", vero ma non si vive purtroppo di sola saggezza, specialmente quando si viene colti dalla passione...
Tra i longheroni del telaio, lo specialista Brunatti riuscì a montare un serbatoio ausiliario di 85 litri che di fatto raddoppiava l'autonomia del mezzo. Un compressore d'aria fisso, istallato nel vano motore, indispensabile per regolare la pressione degli pneumatici nei tratti sabbiosi, collegato a una pistola permetteva di pulire dalla polvere l'abitacolo o il filtro aria. Un assetto completo di molle e ammortizzatori con serbatoio separato (ORAM step3), più robusti e performanti, permisero anche un rialzo del mezzo di 5 cm, migliorando angolo di attacco e uscita. Infine una tenda da tetto (columbus) molto più comoda della corrispettiva da terra. Si apre in un minuto e al suo interno si trovano già pronti cuscini e sacchi a pelo, non serviva più avere un terreno liscio e pulito e si era ben protetti da animali e intemperie.
Era da un pò di tempo che leggevo di racconti di viaggi e avventure dell' associazione LATITUDINI del mitico Roberto Cattone, che fu il primo in Italia ad organizzare viaggi in fuoristrada in angoli di mondo avventurosi, per chi ricercava emozioni e scenari strepitosi. L'unicità era dovuta anche al modo di viaggiare, non i gruppo bensì autonomamente, mediante l'uso di road-book e tracce GPS redatte appositamente.
Decisi di iscrivermi al viaggio di Natale-Capodanno del 2013, destinazione la zona del Tadrart e del Tassili n'Ajjer, un altopiano situato nel sud est dell' Algeria al confine con la Libia.
Bene, visto in tasca, ci trovammo come di consueto al porto di Genova per sbarcare il giorno seguente a La Goulette (porto di Tunisi), e in un paio di giorni arrivammo alla frontiera Algerina.
Le pratiche doganali risultarono laboriose, come spesso succede in Africa. All'entrata bisognava avere sia il timbro riguardante la persona sia quello per l'auto, le tempistiche non sono certamente le nostre, indispensabile mantenere calma e serenità, qualsiasi alterco con le autorità avrebbe allungato ulteriormente il tempo. La situazione fu aggravata dal fatto che quel giorno, insieme a noi attendevano all'ingresso svariati mezzi, sia italiani che stranieri (molti tedeschi).
A sera ormai inoltrata finalmente entrammo in Algeria, al primo distributore mi fermai a fare 100 litri tondi tondi di nafta, ricordo ancora oggi che spesi l'equivalente di 12,50 euro!!! Dopo il distributore eravamo daccordo di trovarsi in un grande piazzale, dove passammo la notte.
La mattina seguente, al risveglio trovammo la sorpresa di avere 2 mezzi militari che ci attendevano, in seguito capimmo il perchè! Quell'anno ci fu un attentato presso gli impianti di estrazione di In Amenas, miliziani di al-Qaeda sequestrarono 800 lavoratori di diverse nazionalità. A seguito di ciò, il governo Algerino decise di mettere sotto scorta armata tutti i turisti in transito, praticamente formarono un convoglio di una settantina di mezzi, noi compresi, e ci scortarono ad una velocità di crociera di 70 km orari, facendoci dormire accanto ai barrage nei pressi dei centri abitati. Il fatto era che dovevamo arrivare a Djanet, che distava 1800 km !!!
La situazione per noi era inaccettabile, ci sentivamo a nostra volta ostaggi, insieme ad altri pochi equipaggi tra cui Piero (il medico del gruppo) e il Cat (Roberto Cattone), presimo una decisione: il mattino seguente si sarebbe tornati indietro!
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Stefano Molteni
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Marco - 17 May 2021
Racconto avvincente... attendo con trepidazione il prossimo episodio. Sei di Lucca che hai scritto "presimo" anziché "prendemmo"?