Fuoristrada Quella volta che la giusta compagnia ci salvò le chiappe (seconda parte)
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Al risveglio, dopo una breve colazione, comunicammo quindi ai militari la nostra intenzione di tornare indietro. Questi non si convinsero subito e dovettimo insistere non poco per far valere le nostre ragioni, alla fine acconsentirono ma dovettimo attendere una seconda scorta che ci avrebbe accompagnato nel percorso a ritroso.

Bene, quella mattina noi, il Cat, Piero il dottore ed altri tre equipaggi ci staccammo dal convoglio alla ricerca di quella libertà tanto agognata, a costo di rinunciare agli incredibili scenari del Tadrart, le maestose dune di sabbia rossa e gli innumerevoli canyon rocciosi.

In un paio di giorni raggiungemmo il posto di frontiera, questa volta le pratiche furono rapide e velocemente ci trovammo in territorio Tunisino. A quel punto si pensò di dedicare i restanti giorni al puro piacere di guida, in direzione della sorgente di acqua calda di Ain Ouadette, tra le dune del Grand Erg Orientale.

Ain Ouadette (Ain significa sorgente) non è una vera sorgente naturale, piuttosto il lago di Ouadette si è formato a seguito della ricerca di acqua, necessaria per poter allestire un campo di ricerca per la perforazione petrolifera. E' questa una necessità primaria prima di approntare un campo stabile, in quanto è molto più economico scavare un pozzo che dover trasportare l'acqua in loco.

I giorni seguenti furono quelli che mi ricorderò come i più appaganti in senso fuoristradistico. Il deserto di dune, ovvero l'erg, ha molte affinità con il mare in tempesta, richiede abilità nel condurre il proprio mezzo. Sappiamo che dovremo evitare di salire le dune percorrendo traiettorie diagonali, ma affrontandole nei punti di massima pendenza, come si fa con le onde più alte. Ci si alternava nel ruolo di "apripista", alla ricerca di passaggi più facili sfruttando le valli che si aprivano tra cordoni di dune alte, tracciando traiettorie ampie e sicure, fuggendo da ogni pericoloso "mezzacosta".

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Arrivammo così ad Ain Ouadette l'ultimo dell'anno, dopo un piacevole bagno ristoratore, passammo la serata presso una capanna di pastori Berberi, che ci allietarono suonando antichi ritmi a tamburo.

L'inizio del nuovo anno coincise con il nostro lento rientro verso casa. Il mattino di buon ora lasciammo la sorgente in direzione del lungo e imponente cordone che fiancheggia la pipeline verso nord, per una giornata ancora all'insegna del divertimento. Prima dell'imbrunire ci fermammo a far campo presso un gassi (tratto di terreno pianeggiante e compatto che divide due cordoni di dune), che ci avrebbe permesso l'indomani di prendere l'abbrivio necessario per superare una pendenza altrimenti invalicabile.

Il mattino seguente, scaldati i motori, pieno gas e giù a scaricare tutti i cavalli per cercare di oltrepassare la pendenza che ci si presentava davanti. All'attacco della duna il posteriore del Toyota si sollevò, quando riacquistò aderenza un rumore secco proveniente dal differenziale posteriore mi gelò il sangue. Un istante dopo capii di aver rotto la coppia conica posteriore e in breve tempo la carcassa del differenziale fu il recipiente di una granita metallica.

Con la sola trazione anteriore sarebbe stato impossibile uscire da quell'erg e raggiungere la pista. Senza perdersi d'animo e cercare di sfruttare la bassa temperatura mattutina, in cui la sabbia risulta più dura, collegammo una fune di traino al mezzo più potente del gruppo, il poderoso Ford F250 di Piero, mentre il "Cat" si mise davanti a tracciare una "pista" il più facile possibile. Mi resi subito conto della difficoltà del traino, soprattutto nel dover sempre tenere tesa la fune sfiorando il freno nei tratti in discesa e negli avvallamenti.

Riuscimmo faticosamente a conquistare la pista nel pomeriggio, da qui proseguimmo spediti e arrivammo a Douz in serata. Nel frattempo il "Cat" aveva avvisato telefonicamente il meccanico del suddetto paese, il quale lavorava in un "antro" scuro che tutto poteva sembrare tranne un officina. Comunque mi rassicurò e mi fece intendere di andare a dormire tranquillo.

Inutile dire che tranquillo non dormii quella notte, ma l'indomani arrivò e fui accompagnato dal meccanico. Con mio stupore la Toyota era parcheggiata fuori, pronta per partire!           Praticamente nella notte avevano recuperato il differenziale completo di una Land Cruiser pesantemente incidentata, uguale alla mia, sostituendolo a quello tritato. Incredulo pagai il conto e subito ci misimo in marcia verso il porto di Tunisi, dove l'indomani ci saremmo imbarcati sul traghetto.

Oggi, centomila chilometri circa dopo, quel differenziale africano è ancora montato sul mio mezzo, perfettamente funzionante. Questa esperienza mi ha tuttavia lasciato preziosi insegnamenti, uno su tutti evitare di avventurarsi da soli in pieno erg, dove una situazione del genere avrebbe potuto diventare tragica.

In fondo quella volta compresi anche che la parte importante in un viaggio non è la meta, bensì tutto quello che c'è prima, rimanendo concentrati sul presente e lasciando che sia il futuro a prendersi cura di noi.

Stefano Molteni

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