Si offende qualcuno se usiamo il termine “icona” per il Maggiolino? Spero proprio di no, perché il VW Maggiolino ha motorizzato la rinascita economica della Germania del dopoguerra ed è diventato il metro di paragone per tutte le utilitarie prodotte in grande serie nella sua epoca e in quelle successive.
Prodotto fino al 2003 in Germania e in altri Paesi in oltre 21,5 milioni di esemplari, il VW Maggiolino ebbe una vera erede solo nel 1974, quando la Volkswagen presentò la Golf. Nel corso degli anni, però, a Wolfsburg furono realizzati numerosi prototipi, potenziali successori del Maggiolino ma, per un motivo o per un altro, tutti archiviati. La maggior parte di questi furono realizzati tra la metà degli anni ’50 e la fine degli anni ’60 e sono tutti rimasti allo stadio di prototipo poiché nessuno di essi è stato giudicato in grado di replicare tutte le caratteristiche che hanno decretato il successo dell’originale.
Ci volle un vero e proprio salto generazionale, con un ribaltamento della concezione meccanica e uno stile (opera di Giugiaro) che apriva un capitolo completamente nuovo nella storia della Volkswagen. Otto generazioni e oltre 35 milioni di Golf prodotte fino ad oggi giustificano ampiamente la lunga attesa dell’erede del VW Maggiolino.
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EA 47-12 (1955/1956). Dodicesimo di 15 prototipi realizzati nel periodo 1953-’56, l’EA 47-12 fu tra i primi tentativi della Volkswagen di ammodernare il Maggiolino. Fu il primo di molti prototipi disegnati da Ghia, come evidente dalla somiglianza con la Karmann Ghia, modello di produzione realizzato in quegli anni sulla base meccanica del Maggiolino e offerto con carrozzeria coupé e cabriolet.Sotto il cofano un 4 cilindri boxer raffreddato ad aria di 1.192 centimetri cubici e 30 CV. Le sospensioni anteriori erano a bracci trasversali con barre di torsione al posteriore. Il cambio era completamente sincronizzato, cosa non comune all’epoca, mentre la velocità massima era di circa 80 km/h.
EA 48 (1955). Nel 1953, la casa tedesca iniziò a ipotizzare lo sviluppo di un modello di dimensioni, prestazioni e prezzo inferiori rispetto al Maggiolino.Il risultato fu la EA 48, il primo prototipo progettato in Volkswagen senza alcun contributo da parte della Porsche.
Antesignana della city car, la EA 48 non condivideva alcun componente con il Maggiolino.
Aveva scocca portante con motore e trazione anteriore. Il motore boxer a due cilindri raffreddato ad aria da 700 centimetri cubici erogava 18 CV. Le sospensioni anteriori erano di tipo MacPherson e la velocità massima di circa 95 km/h.
EA 97 (1960). Pare che il progetto della EA 97, iniziato nel 1957, venne abbandonato quando si stava preparando la linea di produzione e i primi 200 esemplari erano stati assemblati a mano, poiché il suo posizionamento era troppo vicino a quello di Maggiolino e Typ 3.
Il motore da 1,1 litri era posteriore mentre la carrozzeria era caratterizzata da un cofano anteriore ampio e piatto. La EA 97 ebbe però una seconda vita in Brasile, dove dal 1969 fece da base per il modello Brasilia prodotto dalla Volkswagen do Brasil fino al 1982.
Typ 3 Cabriolet (1961)
La Typ 3, lanciata nel 1961, era una berlina che offriva ai clienti un’alternativa più raffinata al Maggiolino. Si trattava di una variante aperta, dotata di una capote in tela con lunotto posteriore in vetro. Il prototipo non raggiunse mai la produzione di serie in quanto avrebbe potuto dar vita ad un processo di cannibalizzazione con la Karmann Ghia cabriolet, già in vendita da alcuni anni.
EA 142 (1966). Nel corso dello sviluppo della Typ 4, che debuttò sul mercato nel 1968, la Volkswagen creò diversi prototipi con carrozzerie differenti, tra cui la berlina a tre volumi EA 142.Il motore era lo stesso 1,7 litri boxer che avrebbe equipaggiato la Typ 4 di serie.
EA 266 (1969). Una delle più innovative candidate alla successione del Maggiolino fu la EA 266.Fu sviluppata con l’assistenza della Porsche e di un team guidato da Ferdinand Piëch, nipote di Ferdinand Porsche che nel 1993 sarebbe stato nominato Presidente del Gruppo Volkswagen.Era una berlina a due volumi con portellone posteriore, dotata di motore centrale quattro cilindri raffreddato a liquido da 1,6 litri, montato longitudinale sotto il sedile posteriore.Nonostante la configurazione tecnica, il DNA Porsche e l’aspetto piacevole, la EA 266 non ottenne l’approvazione per la produzione in serie.
EA 276 (1969). Riprendeva molti concetti che si ritroveranno sulla Golf: carrozzeria due volumi, portellone posteriore e motore e trazione anteriore.Per contenere i costi di sviluppo la EA 276 montava il boxer raffreddato ad aria del Maggiolino. Con la Golf, invece, si passò a una configurazione a quattro cilindri in linea posto trasversalmente con raffreddamento a liquido.
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Alex - 12 Aug 2021
A vedere gli ultimi prototipi a Giugiaro je devono fà un monumento....